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Umberto Bossi in comizio durante Tangentopoli |
Ieri è finita la seconda repubblica. Con le dimissioni di
Bossi,
incomprensibili dal punto di vista acustico, ma
comprensibili
dal punto di vista politico, si chiude o si sta chiudendo un
ciclo.
Quello che ormai tutti chiamano il famoso ventennio populista.
Inevitabile il paragone delle vicende attuali con la mai
passata
fase di Tangentopoli; il periodo più buio della storia
politica
italiana. Che di certo, però, non inizia nel famoso 1992.
Inizia nel 1992 perché, a detta di un membro dell’allora
pool di mani
pulite ‘’prima di allora non c’erano le condizioni’’…
Si avvia a conclusione un’altra fase, quella dei partiti
personali.
Purtroppo o per fortuna, ma sicuramente per dispiacere di
qualcuno che la prima cosa a cui pensare è stata quella di
far
stampare il proprio nome all’interno del simbolo dei
partiti: vedi i
vari Casini, Vendola, Fini.
L’idea del partito personale è tramontata, sta tramontando
con il
passare di questi giorni. Non si può pensare che si possa
parlare di
progetto a lungo termine se questo progetto finirà nel
momento stesso
in cui uscirà di scena il suo ideatore. Perché così sta
accadendo.
E per ultimo, ma forse questa fase richiederà ancora un po’
di tempo
prima di volgere definitivamente a termine (termine che
potrebbe
essere quello delle amministrative del 6 e 7 maggio
prossimo, dopo
il quale una buona parte dell’attuale classe dirigente,
sempre che
così la si possa identificare, sarà ‘’fatta fuori’’),
l’utilizzo dei movimenti
politici come mezzo di libero accesso e sfogo agli interessi
personali.
In contrapposizione a quello che dovrebbe essere la politica
vera ovvero
l’anteporre ai propri interessi quelli collettivi. Un film
già visto, ma che
aveva una trama diversa. Diversamente dal 1992 oggi si ruba
per sé.
E chissà che non fosse stato meglio un nuovo 1992. Forse in
più ne
avrebbero goduto. Ma forse no, meglio cambiare o rinnovare.