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Carl Schmitt - filosofo politico |
Politica
(dal greco tà politikà, le cose che riguardano la polis, la città). L'insieme delle relazioni fra gli esseri umani, considerate dal punto di vista del potere, del conflitto, dell'ordine, dell'agire collettivo.Le innumerevoli definizioni di politica - 'arte regià per Platone, rapporto amico/nemico per Carl Schmitt, 'sangue e m...' per Rino Formica - dicono più cose su chi le propone, e sui suoi tempi, che non su ciò che è definito: la politica è una dimensione nativa e essenziale dell'umanità, come il linguaggio o l'amore o l'economia, che trova infinite declinazioni, innumerevoli determinazioni, numerosissime forme istituzionali e altrettante legittimazioni.
C'è politica perché i rapporti fra esseri umani sono sempre rapporti di potere; perché tali rapporti generano conflitti; perché i conflitti devono trovare un ordine in cui si compongano; perché sul senso, la finalità, le forme, dell'ordine sorgono nuovi conflitti. C'è politica, insomma, perché gli esseri umani coesistono in modalità complesse, in intrecci di potere, che essi stessi hanno il potere di costruire e variare - in modo pacifico o violento, lentamente o bruscamente - dato che quelle modalità di coesistenza non sono stabilite dalla natura (a differenza di quanto succede negli animali sociali come le api).
Dunque non ci si può disinteressare della politica - questa ci coinvolgerà comunque - , né abolirla, sostituendola con le 'leggì dell'economia e della tecnica: se queste leggi governassero le cose umane, sarebbero esse stesse politica. Anzi, il primo gesto politico di un uomo o di un gruppo di uomini è acquisire consapevolezza della presenza intrascendibile della politica, e al tempo stesso della sua modificabilità a opera dell'agire umano. La politica è un destino, ma è un destino a cui possiamo dare forma con la ragione e con l'azione.
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